Cos’è l’omogenitorialità


Si stima che oltre 100.000 bambini e bambine, in Italia, crescono in famiglie di genitori dello stesso sesso. La ricerca scientifica ci ricorda che il loro benessere e il loro sviluppo sono comparabili a quelli dei loro coetanei che crescono con genitori eterosessuali.
Gli studi psicologici più recenti e accreditati affermano che l’orientamento sessuale non è un elemento che gioca un ruolo nella capacità di essere un genitore adeguato, mentre lo è la qualità della relazione che si riesce ad instaurare con la bambina e il bambino.

Crescere in una famiglia omogenitoriale

Quello che influenza lo sviluppo e l’adattamento del bambino non è la “categoria” di persona a cui il genitore appartiene, quindi, ma la qualità del legame che questi instaura nella coppia genitoriale e con i figli.

È vero che oggi, particolarmente in Italia, i bambini figli di genitori omosessuali vivono una discontinuità rispetto ai modelli familiari diffusi.

Al fine di prevenire e affrontare forme di discriminazione ed esclusione nei contesti sociali ed educativi, è necessario che operatori, insegnanti, decisori politici possano costruire e affinare prospettive di lavoro basate sulla conoscenza della genitorialità come pratica emergente da relazioni dotate di significato e non come solo automatismo biologico.

“Ma come ti assomiglia!” Genetica e vita quotidiana

Per secoli il nostro immaginario familiare si è costruito intorno all’idea di genitorialità come “riproduzione”biologica.

Nel discorso diffuso, la continuità fisica data dal trasferimento dei geni offre occasione di riconoscimento e appartenenza: la somiglianza nel corpo si estende ad una somiglianza di doti e di spirito.

Al femminile, la centralità data all’esperienza della gravidanza e del parto (e, più di recente, anche dell’allattamento) ha fondato culturalmente una dimensione dell’essere donna.

La famiglia omogenitoriale scompone queste figure perché, accanto al genitore che esercita il potere (biologico) del corpo, si affianca un’altra figura genitoriale che, pur con le stesse potenzialità e desideri, rinuncia a quella funzione per costituire un materno o paterno dall’esterno del corpo.

Ci troviamo così di fronte a nuove soggettività genitoriali.